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NIENTE VETTA AL JANNU EST PER I RAGNI DI LECCO

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Ecco il racconto di David Bacci.....

14/11/2018
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ragni lecco
spedizione jannu est

“Troppi pericoli oggettivi e parete non in condizioni,per questo abbiamo rinunciato al nostro obiettivo”...

La spedizione dei Ragni di David Bacci e Luca Moroni, partita lo scorso 9 settembre alla volta dell’inviolato versante nord dello Jannu East ha avuto esito diverso da quello che tutti si auguravano.

 

Questa cima di 7458m, situata nel Kanch Himal, al confine tra Nepal e India, ha respinto il tentativo dei due Maglioni Rossi, che, a causa delle pessime condizioni della parete, non hanno potuto effettuare la loro salita.

 

“Sicuramente per David e Luca questa è un’esperienza difficile da elaborare – commenta Matteo Della Bordella, presidente del Gruppo Ragni – Sono due fortissimi alpinisti e hanno già dimostrato quanto sanno essere determinati ed efficaci su una grande parete come la sud del Denali, dove, lo corso anno, hanno ripetuto la difficilissima Diretta dei Cechi, sfruttando una piccola finestra di bel tempo. Le batoste come questa, però, fanno parte dell’alpinismo vissuto ad alto livello e, posso dirlo per esperienza diretta, nella storia dei Ragni spesso sono state preludio a grandi realizzazioni”.

 

Ecco la cronaca della spedizione nelle parole di David Bacci:

Arriviamo a Kathmadu il 10 di settembre dopo l'incontro con i proprietari dell'agenzia nepalese “Expedition Himalaya” che fornice il supporto logistico alla spedizione. Lì iniziamo a recuperare il materiale mancate: bombole di gas e un sacco a pelo.

L'11 di settembre mi reco con il manager dell'agenzia al ministero del turismo per finalizzare i permessi per la montagna. Al ministero dopo un breve incontro mi vengono confermati i visti e possiamo finalmente partire per Badrapur.

 

Dopo un breve volo per Badrapur, una giornata in jeep fino a Taplejung, reclutiamo i portatori, in totale 6, che trasportano ognuno 30kg. Il 13 settembre, dal villaggio di Taplejung, iniziamo il trekking che ci porterà al campo base.

 

Dopo un lungo e tortuoso trekking di 7 giorni arriviamo all'ultimo villaggio di Ghunza a 3500m dove i portatori ci lasciano e vengono sostituiti dagli Yak. Due giorni dopo arriviamo al Campo Base a 4500m.

 

Iniziamo la fase di acclimatamento salendo nella settimana successiva sempre in giornata quindi ritornando ogni volta al campo base a 4800m, 5100m e 5600m. Riposiamo qualche giorno e decidiamo di salire e rimanere 3 giorni sul Mera Peak. una cima di 6100m a due giorni dal campo base. Questo per garantire un adeguato acclimatamento per la salita.

 

Il 31 settembre saliamo prima a 5600m e dormiamo la notte, abbiamo entrambi un forte mal di testa, ma il mattino seguente abbiamo già recuperato, saliamo un infido ghiacciaio e verso mezzogiorno troviamo un buon posto da bivacco a 5900m. Passiamo la giornata ad acclimatarci.

Il giorno seguente saliamo il pendio di ghiaccio e arriviamo in cima un ora dopo.

 

Questa è la seconda salita di questa montagna e siamo contenti di questo primo risultato. Solo 10gg dopo il nostro arrivo abbiamo salito un 6100m e dormito a 5900m. Chiaramente l'allenamento estivo ha funzionato. Inoltre abbiamo esplorato una zona che non vedeva anima viva da decenni, svelando un forte ritiro dei ghiacciai da come erano mappati nella nostra cartina del 2000.

 

Nei giorni seguenti valutiamo il nostro obbiettivo primario: lo sconosciuto versante nord dello Jannu. La parete presenta pericoli oggettivi e condizioni che lo rendono estremamente pericoloso. Decidiamo di non tentare la salita.

 

Qualche giorno dopo provo a salire in solitaria l’Anidash Chuli una vetta di 6800m con una sola salita, ma le condizioni estremamente secche del pendio di accesso alla cresta non mi permettono la progressione.

 

Piazzo la tenda a 1km circa dalla montagna ma, durante la notte, una grossa valanga mi investe lanciando me e la tenda a 5 metri di distanza. La tenda è distrutta, perdo del materiale (fornello da campo e bastoncini da trekking), ma riesco a recuperare il resto dell'equipaggiamento e a ritornare sano a salvo, dopo 7 ore di cammino, al campo base. I giorni seguenti iniziamo la marcia di ritorno e il 4 di ottobre siamo  a Kathmandu.