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INTERVISTA A MATTEO EYDALLIN

Sottotitolo: 
Pregi e difetti dei suoi partner gara. E molto altro....

22/3/2020

Se non avesse vera e propria repulsione per Sprint e Vertical, sul comodino, oltre ad infiniti trofei, si ritroverebbe anche diverse sfere di cristallo....

Sempre sulla breccia, sempre in lotta per un posto sul podio. Passano gli anni, cambiano gli avversari, ma Matteo Eydallin, il più “naif” degli scialpinisti italiani, resta una certezza. E’ da sempre l’uomo delle grandi classiche, il socio ideale quando si parla di Mezzalama, Patrouille, Tdr, Adamello, Pierra Menta… Non ama partire a tutta, non ama le interviste, gli start all’alba e men che meno i foto shooting. Al contrario, una buona birra pre o post gara l’ha mai disdegnata.

 

 

 

Lo “steppen” è così, scanzonato nella vita di tutti i giorni, un vero e proprio cecchino quando indossa il pettorale. Se non avesse vera e propria repulsione per Sprint e Vertical, sul comodino, oltre ad infiniti trofei, si ritroverebbe anche diverse sfere di cristallo. In questi giorni di quarantena, che gli hanno impedito che correre le gare a lui più congeniali, l’abbiamo intervistato per voi…

 

 

Innanzitutto come stai vivendo questi gg di quarantena?

A casa, come tutti, un po’ di rulli, tapis roullant e qualche birretta in più del solito

 

 

 

 

Passano gli anni, nello skialp sono cambiate molte cose, una sola costate… Matteo Eydallin. Come sei riuscito a restare competitivo così tanto tempo e, soprattutto, dove trovi la motivazione per riuscire a restare al top?

Mi viene facile questo sport, sicuramente il mio carattere, la determinazione unito al mio fisico adatto all’ endurance mi ha permesso di “tenere” tutti questi anni.La motivazione l’ho sempre trovata nel piacere di allenarmi, con le gare ed i risultati appaganti e quest’anno dopo quasi 20 anni di gare mi sentivo in forma e ancora come un ragazzino, ero molto motivato soprattutto per le gare lunghe di fine stagione!

 

 

 

 

 

Start ore nove, giornata di sole, tracciato aereo, neve farinosa e birra fresca al traguardo… Ok smettiamola di sognare e torniamo nel mondo reale. Cosa non va e cosa ti piace dello scialpinismo moderno?

Nello scialpinismo moderno, penso che tutto quello che riguarda il “touring” sia fantastico. Ovunque c’è gente con le pelli di foca. Questo fa un gran bene al nostro sport, quando mi alleno mi ferma un sacco di gente… Invece per quanto riguarda le gare moderne dei circuiti di scialpinismo, si copia troppo da altri sport, snaturando l’identità del vero “Skimo”. Gli amatori partecipano meno alle gare per i regolamenti troppo rigido ed in oltre preferiscono gare di endurance non di cambi.

 

 

 

 

 

Mettiamo un po’ di pepe a questa intervista: un pregio e un difetto dei tuoi partner di gara

Davide Spini:

P: non rifiuta mai una birra

D: non ha mai saputo che sport scegliere

Denis Trento:

P: sia come atlete che allenatore mi ha sempre fatto fare di testa mia

D: impulsività (a tratti)

Damiano Lenzi:

P: motore

D: testardo e orgoglioso (che sono anche pregi a seconda del contesto)

Michele Boscacci:

P: motivazione e costanza negli allenamenti

D: la discesa (per fortuna)

Robert Antonioli:

P: marcia in più quando conta

D: non tiene l’alcol come Spini.

 

 

 

Tra loro, chi è il più “steppen”? (per il popolo, quale preferisci)

Decisamente Davide Spini. Il più steppen di tutti ;-)

 

 

 

Guardiamo a un futuro (molto lontano) continuerai a gareggiare da amatore in Graziano Boscacci Style, impiegherai il tuo tempo altrove?

Mi piace allenarmi, ma credo che una volta concluse le gare non ne farò più ( tra sci club e ski alp sono 30 anni che gareggio). Malgrado tutte le mie lamentele sul freddo e sugli orari mi piace molto questo ambiente, vorrei rimanerci!

 

(Foto Gabriele Facciotti, Riccardo Selvatico, Marco Colleselli, Maurizio Torri)